La recensione diThe Bad Batch, film del2016diretto daAna Lily AmirpourconJason Momoa, Giovanni Ribisi, Jim Carrey, Keanu Reeves, Suki WaterhouseeDiego Luna

THE BAD BATCH – LA RECENSIONE

The Bad Batch è la prima violenta arrabbiatura della Mostra. Ana Lily Amirpour ci aveva abituati bene, con la sua storia di vampiri A Girl Walks Home Alone At Night. Il suo talento è tangibile ogni inquadratura, ogni scena del film: se si eccettua qualche scena indebitamente prolungata, il lavoro dal punto di vista della regia in The Bad Batch èpregevole,come altrettanto pregevole è la scelta della colonna sonora.

Notevolissimi i primi trenta minuti del film, perché raccontano senza che battuta venga proferita di un futuro distopico in cui i reietti della società – non abbastanza belli, non abbastanza ricchi, non abbastanza sani, non abbastanza intelligenti – vengono abbandonati nel deserto al di là del Texas, segna il confine il muro di Tijuana. Con il loronumero di identificazionetatuato dietro all’orecchio, in territorio messicano non hanno che due possibilità: riuscire a sopravvivere, in qualche modo, oppure diventare cibo per i più forti.

Arlen, biondina che indossa sempre shorts, viene catturata e stordita dopo neanche un giorno nel deserto: si risveglia in una comunità di super palestrati, perlopiù centroamericani, e con braccio e gamba sinistra amputati, oramai cibo per i più forti. Riesce a fuggire grazie ad un colpo di genio, nel deserto è salvata da un mendicante che la porta in una cittadina di reietti nel mezzo del deserto, gestita da un santone che mette incinte le più carine della città e animata da un pazzoide farfugliante con la faccia di Giovanni Ribisi (il suo personaggio è il più riuscito del film).

Dopo la prima folgorante mezz’ora The Bad Batch – che letteralmente significa‘il lotto difettoso’, a indicare i rinnegati della società americana costretti a vivere al di là del muro – diventa unpasticcio narrativo. Le soluzioni narrative sono discutibili, così come il finale, che sta ai limiti dell’impossibile .Non si parla molto nel corso del film, ma quel poco che viene proferito denuncia soluzioni di scrittura banali e sciatte. Una disdetta: l’horror distopico dei primi minuti prometteva davvero bene.

THE BAD BATCH – TRAILER

Francesca Sordini