Inventing Anna:la recensione umorale della serie Netflix in 10 episodi, disponibile dall’11 febbraio 2022.
La serie firmata da Shonda Rhimes vede il cast principale formato da Anna Chlumsky (Veep – Vicepresidente incompetente) nel ruolo della giornalista Vivian, Julia Garner (Ozark, Dirty John) in quello di Anna Delvey, che dà il nome alla serie, mentre Katie Lowes (Scandal) è Rachel, una follower di Anna disposta a tutto; Laverne Cox (Orange Is the New Black) interpreta Kacy Duke, manager di celebrities e life coach risucchiata dal vortice di Anna, e Alexis Floyd (The Bold Type) è Neff, un’aspirante regista.

INVENTING ANNA – LA RECENSIONE

Tratto da una storia vera a parte le parti inventate, è con queste parole che la serie Inventing Anna ci accoglie alla sua prima visione. Una presentazione ambigua e sfuggente come il personaggio chiave che è appunto Anna Delvey (interpretata da Julia Garner) aka Anna Sorokin di vocazione truffatrice e per certi versi arrampicatrice sociale.
Nel complesso tutte le puntate della serie sono veramente scorrevoli, come nella migliore tradizione americana. Piene di tensione ma non angoscia, destano curiosità e sorpresa. Quello che colpisce di questa serie, infatti, è l’irrealtà che sembra pervadere la vita dei così detti Vip (very important persons) e della upperclass statunitense: uomini e donne distratti, istintivi, disinteressati a ciò che spendono perché se hai molti soldi difficilmente controlli l’estratto conto a fine mese.
Questi ricchi (ricchi ricchi in modo assurdo) inoltre, vivono come una tribù, un clan, una famiglia allargata in cui basta la conoscenza di una persona che si fida per essere presi in considerazione ed eventualmente supportati nei propri progetti. Se poi aggiungiamo un pizzico di millanteria… beh è facile riuscire ad essere introdotti ai massimi vertici. Almeno fino ad un certo punto perché, prima o poi i nodi vengono al pettine e millantare non è più sufficiente. E’ vero che pecunia non olet, ma è anche vero che i soldi sono soldi e prima o poi vanno esibiti.
Come ha fatto, nella realtà, una ragazza russa di poco più di venticinque anni a farsi strada nella New York dei miliardari e miliardarie degli anni duemila? Beh, per alcune di queste risposte dovrete vedere la serie, mentre per le altre vi basterà una ricerca in rete.

Inventing Anna è comunque una serie affascinante anche per la ricerca di riscatto da parte della giornalista Vivian (Anna Chlumsky) che a causa di un errore ha perso la rispettabilità e la credibilità nel suo ambiente e il rispetto per se stessa. In attesa di un figlio, Vivian è l’antitesi del glamour che scrive una storia sull’apparenza.
Ma d’altro canto non è forse vero che quando si perde qualcosa, è più facile empatizzare con chi ha sofferto la stessa perdita?

Una delle componenti affabulatorie di questa serie è senz’altro nella dinamica che si sviluppa grazie al “voler credere” in qualcosa, in qualcuno, nella fortuna che bussa alla porta, nella possibilità di svoltare la propria vita che per Anna è la creazione di una fondazione per gli artisti e galleristi mentre per Vivian è il recupero del proprio status sociale. Non è un caso se la parte più poetica della serie è il momento in cui Vivian ha finito l’articolo che ci viene letto con una voce off all’interno della redazione del giornale.

Da questo momento (per la precisione l’episodio sette) la serie prende una nuova linea in cui si passa ad indagare Anna e la sua storia, i suoi genitori, la sua infanzia. Il dolore per la povertà, il non essere accettati nella società in cui si vive perché immigrati, fino alla supposizione che la cattiveria sia insita in alcuni noi dalla nascita. Visione anche condivisibile se si è dei deterministi. Ma non per me.

A questo punto la serie poteva anche finire ma, come sappiamo, la serie è di Shonda Rhimes che ha forti difficoltà nel capire quando è il caso di mettere la parola fine ad una storia: Grace Anatomy, Le regole de delitto perfetto e Scandal ce lo hanno fatto vedere chiaramente. Ed anche qui, a ciel sereno, una Shondata tra capo e collo.
L’episodio 9 non è particolarmente interessante per quanto riguarda la trama, ma approfondisce i personaggi dell’avvocato e di Anna che si palesa pienamente narcisistica, nevrotica e folle. Una ricerca di riscatto che può portare all’autodistruzione, la mitomania portata a sistema, e tutti dietro ad Anna in attesa del verdetto.
Insomma la serie, come nei migliori biglietti per chi va al parco di divertimenti di Shondaland, è godibile, interessante e ben girata; moderna e glamour ed estremamente
poco introspettiva.
C’è sempre una cosa però, che mi infastidisce delle storie di Shonda, il fatto che il vero e il falso non sono mai chiari, e così resto con la fame di una storia perché se è vero che è bello il viaggio, però, anche la sua fine ha importanza.
Altrimenti è solo manierismo.

INVENTING ANNA – LA TRAMA

Inventing Anna è la storia di Vivian, una giornalista che indaga sul caso di Anna Delvey, leggendaria erede tedesca di Instagram che, oltre a rubare i cuori dei protagonisti della scena sociale di New York, ruba anche i loro soldi. Anna è la più grande truffatrice di New York o è semplicemente il nuovo ritratto del sogno americano? In attesa del processo a suo carico, l’erede forma un oscuro e divertente legame di amore e odio con Vivian, che sfida il tempo per risolvere il più grande mistero che affligge New York: chi è davvero Anna Delvey? La serie si ispira all’articolo di Jessica Pressler, anche produttrice dello show, How Anna Delvey Tricked New York’s Party People, pubblicato sul New York Magazine.

INVENTING ANNA – IL TRAILER

Edoardo Montanari